Articolo scritto per Checkpoint Café, originale reperibile qui.
Era più o meno dall’uscita di Mega Man 9 che avevo intenzione di giocarci, pur non essendo un gran fan della saga, mi attirava l’idea che fosse stato realizzato in uno stile così retrò, ed in generale prese recensioni molto buone; nel peggiore dei casi mi sarei goduto un’ottima soundtrack, che già dal primo trailer mi aveva penetrato il cervello.
In preparazione a tal giorno, mi sono giocato, in maniere più o meno lecite (leggasi: barando), tutti gli otto Mega Man precedenti, giusto per completezza.
Nonostante ciò, Mega Man 9 è probabilmente il primo episodio della serie che comprendo appieno.
E così ho infine comprato il mio primo WiiWare, anche se non con qualche inspiegabile vicissitudine (il Canale Wii Shop ha deciso di non accettarmi più la carta di credito). Purtroppo per PC non esiste, quindi ho dovuto optare per tale versione.
Come già forse saprete, dopo un settimo episodio a 16-bit ed un ottavo a 32-bit, la Capcom fa una scelta peculiare: riportare Mega Man alle sue origini. Mega Man 9 infatti è, tecnicamente, parecchio simile agli episodi a 8-bit, in particolare il secondo.
Difatti, quasi tutte le aggiunte dei capitoli successivi al secondo sono state scartate, per un ritorno al gameplay minimalista che lo rese celebre.
Il punto forte della serie classica di Mega Man non è mai stato di certo la trama, e quest’episodio non fa eccezione. Troviamo infatti l’ennesimo pretesto di poco conto per affrontare gli otto nuovi Robot Masters, e poi confrontarci infine col celebre Dr. Wily.
Dopo la breve sequenza introduttiva, ci troveremo nella classica schermata di selezione livello, nel quale scegliere quale affrontare per primo. Ogni livello è caratterizzato da un tema specifico, e al termine di esso troveremo un boss con il quale ingaggiare un furioso combattimento, allo scopo di impadronirsi della sua arma, che ci darà un notevole vantaggio contro uno dei suoi simili.
So che tutto questo suona infinitamente scontato, però è così che è Mega Man 9, classicissimo, collaudato, e funzionante.Ho sempre avuto una sorta di antipatia per Mega Man, perché nonostante ci fosse comunque qualcosa che mi spingesse a continuare a giocare, non capivo perché avrebbero dovuto fare un gameplay così limitato; perché, per esempio, non posso sparare verso l’alto, come in un buon Contra?
Ora mi rendo conto di quanto una struttura così basilare (sparare e saltare) possa risultare efficace e stimolante, se abbinata ad un level design talmente curato.
I nemici di Mega Man infatti ci attaccano da tutte le direzioni, ma con il giusto tempismo è fattibilissimo evitare ogni tipo di danno. Coordinare tasto di fuoco e tasto di salto, calcolare il tempo che impiegherà il proiettile a colpire il bersaglio; sono micro-azioni essenziali che rappresentano, in sostanza, la sfida del gioco. Beh, è anche necessaria abilità con i platform, visto che Mega Man non è fatto solo di creature robotiche che tentano di farci la pelle, ma anche di pozzi senza fondo, piattaforme a solidità intermittente, spine instant-death, e tante altre bastardissime trovate atte a farci tornare alla mente anche i più astrusi santi del calendario.
Perché sì, Mega Man è sempre stato un gioco difficile, e Mega Man 9 non fa eccezione.Se devo essere sincero, ero un po’ spaventato all’idea che tale sfida potesse scoraggiarmi ed impedirmi di portare a termine il mio acquisto, del resto la mia carriera cominciò con l’era SNES, decisamente più accomodante della precedente, per quanto neanche lontanamente ai livelli di quella attuale.
Fortunatamente, se si dispone di grande pazienza, non è così impossibile riuscire a trovare i metodi più semplici e indolori per superare i vari livelli. Chiaro che spesso sarà anche essenziale essere precisi al pixel per evitare la morte, ma del resto è di un platform che stiamo parlando.
Ho molto apprezzato il fatto che le varie armi acquisite dai boss potessero vantare di diversi utilizzi nei livelli, ad esempio una di esse oltre a danneggiare tutti i nemici sullo schermo ci da una spinta verso l’alto, facilitandoci i salti; un’altra invece spara delle api autoguidate che, se sparate in assenza di nemici, raccolgono gli oggetti per noi. Ad ogni modo, ho potuto notare che il gioco è stato reso leggermente più appetibile grazie all’aggiunta (o per meglio dire, al ritorno) dello shop nel quale spendere le viti accumulate durante i vari tentativi (e conservate anche in seguito ai Game Over). La maggior parte della roba che potremo acquistare è comunque disseminata per i livelli (come vite e tank di energia), ma sono presenti anche dei piccoli power-up monouso, come quello che dimezza i danni per lo stage corrente, che mi è stato enormemente utile nello scontro finale. Poiché costano comunque parecchio, il gioco ne scoraggia l’abuso, facendo in modo che siano da considerarsi più come ultima risorsa che altro.
Un vasto assortimento di achievement integrati nel gioco (quindi sì, sono presenti anche nella versione WiiWare) comunque garantisce sfide per tutti i gusti, che vanno dall’uccidere cento nemici al finire il gioco senza mai ricevere danni (certo, come no). È anche presente una classica modalità time attack, con tanto di classifiche online.
Sono curiosamente presenti anche dei DLC, che non mi sono però degnato di comprare. Essi consistono in difficoltà più alte, stage extra e la possibilità di usare Proto Man (che vanta di abilità differenti). Nonostante sia tutta robetta che avrebbe potuto benissimo essere inserita nel gioco base, quantomeno non si tratta di niente di troppo rilevante.
Dal lato tecnico abbiamo un gioco che sembra realizzato nei limiti del NES, sia dal punto di vista sonoro che grafico (è possibile persino attivare lo sfarfallìo degli sprite). Sembra proprio di giocare ad un gioco di quell’epoca, e uno dei migliori mai realizzati.
La colonna sonora non solo riesce ad essere in linea con gli elevatissimi standard della saga, ma contiene alcuni tra i migliori pezzi di tutta la storia della musica NES. Come disse un YouTuber in un let’s play, “puoi prendere un gioco demoniaco, metterci in sottofondo una musica che dia la carica, e la gente non riuscirà a staccarsi”, ed è proprio così. Inutile dilungarmi ancora sull’aspetto sonoro, ma sono sicuro che concorderete con me giocandoci.In definitiva, Mega Man 9 rende palesi gli anni e anni di esperienza della Capcom, rimescolando gli elementi positivi della serie, e aggiungendone di nuovi, per realizzare quello che forse è il miglior Mega Man di sempre, e nessun fan della saga dovrebbe perderselo, così come qualsiasi amante dei platform 2D alla ricerca di una sfida old-school.
Nonostante oggigiorno la Capcom possa sembrare poco seria (e Wise ci spiega perché in uno dei suoi ultimi articoli), nel 2009 ha ampiamente dimostrato di poter realizzare un ottimo prodotto per i suoi fan storici.
Il successo di questo episodio portò allo sviluppo del successivo, Mega Man 10, che uscì l’anno dopo, anch’esso in questo stile. Onestamente disapprovo tale scelta, perché se Mega Man 9 rappresentava una retronovità, la magia cade un po’ quando si ha a che fare con un more-of-the-same a distanza di un anno, per quanto bene possa essere fatto. Personalmente avrei optato per un qualcosa che, pur ricalcando lo stile e gameplay NES, non ne imitasse per forza i limiti; oppure si poteva benissimo ritentare con la grafica a 16-bit, perché no. Ad ogni modo, non ho sentito parlare bene del 10 quanto del 9, quindi non so se e quando deciderò a prendere anche quest’ultimo.
Per ora è tutto, alla prossima!